Le origini dell’Abbazia di Sant’Antimo, ubicata in Val d’Orcia e distante pochi chilometri da Montalcino si basano su una leggenda: il sacerdote Antimo guarì e convertì al cristianesimo Pinianus, marito di Licinia, nipote dell’imperatore romano Gallieno. Divenuto cristiano, Pinianus si impegnò a salvare coloro che erano perseguitati per la fede cristiana. Ospite nella villa di Pinianus, Antimo fu accusato di aver infranto il simulacro di una divinità e venne gettato nel fiume Tevere con una pietra legata al collo, ma ne uscì incolume. Venne quindi fatto decapitare (304 d.C.).
Una cappella votiva dedicata a Sant’Antimo sarebbe stata fatta costruire nel 781 per volere di Carlo Magno, accanto a una variante della Via Francigena. In quell’anno, infatti, papa Adriano I° avrebbe consegnato parte delle reliquie dei Santi Antimo e Sebastiano al re, il quale a sua volta poi le donò all’abbazia nell’atto della fondazione.
Splendore e decadenza del’abbazia
La presenza di un’abbazia, probabilmente costruita sopra la cappella votiva, è confermata da documenti datati 813. L’anno successivo Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo Magno, arricchì l’istituzione di doni e privilegi, facendola diventare a tutti gli effetti un’abbazia imperiale con tanto di territori annessi. Nel 1118 iniziò, sotto la guida dell’abate Guidone, la costruzione di una nuova chiesa, il maggiore edificio dell’Abbazia di Sant’Antimo. Il prelato, ispirato all’abbazia benedettina di Cluny (Francia), richiese l’intervento di architetti francesi per progettare l’edificio. Il risultato fu una splendida costruzione romanica di stile lombardo-francese.
I primi problemi insorsero all’inizio del XIII° secolo, quando si verificarono i primi contrasti con Siena. Poi, nel 1291, papa Nicolò IV° ordinò la fusione della comunità monastica con i Guglielmiti, ramo riformato dei monaci benedettini. Nel 1462 papa Pio II° soppresse l’abbazia, affidandone i beni al vescovo di Pienza. Da quel momento l’Abbazia di Sant’Antimo iniziò a perdere progressivamente di importanza. Il massimo livello di degrado fu raggiunto alla fine del XIX° secolo. Fortunatamente l’abbazia fu inserita tra le competenze della Sovrintendenza alle Belle Arti che subito promosse varie campagne di restauro fino a restituire alla struttura l’aspetto attuale.
Alla fine degli anni ’70 del XIX° secolo il vescovo di Siena decise di ricostituire una comunità monastica e tale incarico fu affidato a un gruppo di giovani sacerdoti provenienti dalla Francia. Una nuova ristrutturazione avenne nel 1990 allo scopo di rendere l’edificio abitabile dai monaci.
La chiesa
L’edificio più importante e meglio conservato di tutto il complesso è la grande chiesa abbaziale, di impianto romanico ma di stile lombardo-francese, costruita con blocchi di onice ed alabastro. L’abside è formata, esternamente, da cappelle radiali. All’interno sono particolarmente pregevoli i capitelli, decorati con intrecci geometrici, motivi floreali e figure di animali. Quello certamente più pregevole raffigura San Daniele nella fossa dei Leoni, recentemente attribuito al Maestro di Cabestany. L’artista è riuscito a scolpire in uno spazio ridotto tutte le scene salienti della vicenda biblica.
Al di sotto dell’altare maggiore c’è la piccola cripta dove furono conservate le reliquie di Sant’Antimo, poi spostate nell’omonima chiesa di Napoli. Sopra alla cripta un affresco del XV° secolo raffigura Deposizione di Gesù nel Sepolcro. Il campanile è degli inizi dell’XI° secolo. Dell’abbazia del XII° secolo rimangono soltanto la cappella carolingia, trasformata in sagrestia della chiesa, e i resti della sala capitolare e del chiostro. All’interno della cappella carolingia ci sono affreschi monocromatici raffiguranti scene della vita di San Benedetto da Norcia, dipinti nel XIV° secolo da Giovanni d’Asciano.
Zona: Val d’Orcia
Comune: Montalcino (SI) – località Castelnuovo dell’Abate
Tipo: abbazia cistercense lombarda (XII° secolo)
Tel.: +39 0577 835659
Sito: www.antimo.it