Il Castello Malaspina è una fortezza si fonde armoniosamente con la roccia arenaria su cui si erge, tanto da farla sembrare scolpita nella pietra viva, situato a Fosdinovo (MS). La costruzione ebbe inizio nella seconda metà del XII° secolo. Dalla porta d’accesso, del XIII° secolo e originariamente dotata anche da un ponte levatoio, si accede ad un piccolo cortile in puro stile romanico, dove una colonna marmorea, dello stesso secolo, ne sostiene i loggiati superiori.
All’interno sono di particolare interesse la sala d’ingresso, la sala da pranzo con il grande camino del XVIII° secolo, le ceramiche da farmacia del XVII° secolo, la sala del trono, il grande salone con gli attigui salotti, la camera con il trabocchetto. Nella torre più antica del castello si trova la cosiddetta “camera di Dante”, dove, secondo la tradizione, il poeta alloggiava quando fu ospite durante una parte d’esilio. Gli affreschi nel grande salone centrale raffigurano proprio l’antica amicizia del poeta con i Malaspina. La visita del castello consente inoltre di godere un panorama di notevole bellezza.
Le leggende del Castello
Il castello affascina anche per le sue leggende, molte delle quali a sfondo tragico. La più nota è sicuramente quella che riguarda la giovane Bianca Maria Aloisia, figlia di Jacopo Malaspina ed Oliva Grimaldi, ultima di nove figli. Di salute cagionevole, si dice che avesse pelle chiarissima, occhi azzurri e capelli biondi che, solo alla luce del sole, assumevano riflessi rossi. Non volendo far sapere delle sue reali condizioni, i genitori la obbligarono a vivere prennemente in una stanza, al riparo da occhi indiscreti. All’incirca all’età di 7/8 anni Bianca Maria vide, dalla finestra della stanza-prigione, uno stalliere e se ne innamorò. Accortosi della presenza, lo stalliere chiese chi fosse quella bambina che non aveva mai visto: Jacopo Malaspina rispose che la stanza era disabitata. Per maggiore sicurezza la fanciulla fu trasferita in un convento e lo stalliere allontanato. Rientrata al castello dopo alcuni anni, non fece mistero del suo amore giovanile.
Di nuovo venne rinchiusa, stavolta nelle prigioni, e sottoposta a sevizie finché non avesse dimenticato questa passione, ritenuta folle. Solo allora, per evitare ulteriori occasioni di scandalo, fu murata viva in una cella, insieme ad un cane, simbolo di fedeltà, e ad un cinghiale, emblema della ribellione. L’autenticità della storia sarebbe confermata da resti di ossa appartenute, molto probabilmente, ad una fanciulla e a due animali, ritrovati durante lavori di consolidamento al castello. Ma non finisce qui.
Pare che lo spirito della giovane Bianca Maria aleggi ancora per le stanze, nelle forme di una ragazza dai lunghi capelli. Affascinati ed attratti da queste voci persistenti, esperti ed appassionati dell’occulto e di fenomeni paranormali hanno effettuato, qualche anno addietro, una serie di esperimenti, tutti filmati. In uno di questi si vede chiaramente una figura scura, dalle sembianze umane, attraversare la stanza da muro a muro, come fosse sospinta dal vento.
Un’altra delle storie che si raccontano riguarda la menzionata marchesa Cristina Pallavicini. Rimasta vedova, la nobile diventò tutrice del figlio, ancora di tenera età. La donna si consolò peraltro con molti amanti, quasi tutti popolani, destinati ad essere eliminati dopo gli incontri. Si racconta che proprio dalla camera da letto la malvagia marchesa facesse precipitare gli amanti in basso tramite una botola aperta con una molla. Il fondo era costellato di affilati coltelli, con la punta rivolta verso l’alto, di modo che, una volta sprofondato, lo sventurato periva immediatamente. Nella camera, in effetti, è ancora ben visibile la traccia di un’antica botola. Sotto di questa è stata scoperta un’altra stanza dove, verosimilmente, cadevano i corpi dei malcapitati. Proprio i trabocchetti – ne sono stati ritrovati altri due – erano una poco invidiabile prerogativa del castello.