Tempo di castagne e di marroni… anche se la Toscana ha cancellato le fiere
E così siamo ammanettati un’altra volta! Il lockdown della Toscana non solo compromette seriamente l’attività di ristorazione e quella alberghiera, ma ha dato una mazzata a tutte le sagre e gli appuntamenti enogastronomici dell’autunno. Cancellate d’un botto le manifestazioni dedicate all’olio, al vino novello, ai sapori tipici, alle castagne. Eh sì, proprio perché questa sarebbe la stagione delle castagne e dei marroni. Tutti già raccolti nei giorni “bianchi”, ora giacciono nei magazzini aspettando la fine del periodo “rosso”, salvo quelli venduti dalla grande distribuzione.
Eppure, con animo contrariato, vogliamo dedicare un po’ di spazio – che non vuole essere davvero un epitaffio – al “frutto del bosco”, quello che per secoli è stato l’alimentazione di base per gran parte degli abitanti delle zone montuose…. e non solo. Era infatti, un po’ sprezzantemente, definito “cibo per poveri”.
La Toscana vanta un’ottima produzione, addirittura una delle eccellenze di alcune ben precise aree geografiche. Si va dalla castagna al più nobile marrone, dai pendii delle Alpi Apuane a quelli del Monte Amiata. C’è solo da scegliere… La produzione di alcune zone ha già da tempo ottenuto il riconoscimento IGP e DOP. Non ce ne vogliano gli “altri”, ma ci permettiamo di mettere l’accento su un paio di tipicità.
Solo in ordine geografico, la prima è il Marrone del Mugello, buccia color camoscio e frutto friabile. I mugellani ne sono fieri: fu la famiglia Medici che ne stimolò la coltivazione in questa zona, un’attività poco impegnativa ma ottima per sfamare a basso costo popolazioni indigenti. E qualcuno degli alberi che lo producono risalgono addirittura al Rinascimento…. Poi il “marrone buono” dell’Amiata, particolarmente indicato per la bollitura o per le caldarroste.
I modi di gustare le castagne?
Molti e tutti appetitosi: bollite (le “ballotte”), arrostite sulla brace (le “bruciate”), il castagnaccio (anche conosciuto come “migliaccio”). E poi i nobili marron glacé. Poi altri usi come minestre, ripieno dei ravioli, frittelle, ecc. Non dimentichiamo infine la farina. Tra tutte pare che quella proveniente dalla Garfagnana sia la più apprezzata (è la base dei “necci”), assieme a quella di Caprese Michelangelo . In tempi più recenti si è anche fatta strada la farina proveniente dall’Appennino Tosco-Emiliano presso la zona Pistoiese.
Allora comprate le castagne e la farina dove è possibile e organizzatevi attorno ai fornelli di casa vostra.
Da parte nostra…… buon appetito!